Avevamo lasciato Camillo, in un parcheggio tranquillo a circa 25 chilometri a nord di Monaco. Il cielo, plumbeo e minaccioso già dalla sera prima, non ci aveva dato tregua per tutta la notte. La pioggia tamburellava incessante sul tetto del camper, come una melodia inquieta, accompagnata da un vento freddo che faceva tremare gli alberi intorno.
All’alba, avvolti in strati di abiti termici, abbiamo inforcato la moto con coraggio e un pizzico di incoscienza. Il tragitto fino al cuore della città è stato un banco di prova: l’asfalto bagnato, l’aria pungente e quel tipo di freddo che si insinua tra i guanti e risale lungo le braccia. Ma la vista della città che si apriva davanti a noi, con i suoi tetti rossi e le guglie gotiche che bucavano il cielo grigio, ha ripagato ogni chilometro.
Abbiamo iniziato la nostra esplorazione nei dintorni di Marienplatz, il cuore pulsante di Monaco. La piazza era animata da turisti armati di ombrelli colorati e cittadini frettolosi, abituati a quel clima ballerino. Il Neues Rathaus, con la sua facciata imponente e l’orologio del carillon che racconta leggende bavaresi, ci ha accolto in tutta la sua bellezza. Ci siamo lasciati trasportare dall’atmosfera elegante e un po’ retrò della città, perdendoci tra i vicoli, i caffè dai profumi invitanti e le vetrine ricche di tentazioni.
Verso mezzogiorno, però, la pioggia è tornata decisa, quasi a volerci dire che Monaco, per oggi, aveva già dato. Le nuvole si sono fatte più scure, il vento più intenso, e dopo uno sguardo d’intesa abbiamo deciso che era il momento di tornare da Camillo. Ci siamo promessi, però, che un giorno torneremo con più calma: visiteremo i musei, percorreremo i viali verdi dell’Englischer Garten, ci concederemo una serata in birreria. Oggi, Monaco è stata solo un assaggio, umido ma affascinante.
Una volta rientrati al camper e asciugati con cura, ci siamo dedicati a un pranzo caldo e confortante, ricaricando le energie per la tappa successiva. L’itinerario ci portava verso sud, lungo un tracciato di 313 chilometri, evitando le autostrade per goderci ogni scorcio che le statali potessero offrirci.
Il paesaggio cambiava lentamente: dalle pianure tedesche punteggiate di casette colorate si passava a colline sempre più mosse, poi montagne, con le cime ancora imbiancate dalla neve di primavera. Attraversavamo villaggi sonnolenti e boschi verdissimi. A ogni curva, uno scorcio nuovo. A ogni saliscendi, un’altra occasione per rallentare e osservare.
Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto Egna, un piccolo borgo incastonato nel cuore dell’Alto Adige, in provincia di Bolzano. Ad accoglierci, una piazza silenziosa, palazzi dai portici eleganti e la consueta pace che accompagna l’arrivo a fine giornata.
Camillo ha trovato posto per la notte in un’area tranquilla, affacciata su una piccola vigna. Abbiamo sistemato il necessario per la sera, acceso il riscaldamento e preparato per cena spezzatino.
Mentre il crepuscolo calava sulle montagne e le luci calde delle case iniziavano ad accendersi una a una. Un momento di quiete, dopo una giornata fatta di pioggia, freddo, chilometri e scoperte, mi sono seduto nel tavolino del parco per scrivere di oggi.
Questa sera… Serata cinema! Con la serie degli star gate